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DJ ALVIN


Il cambiamento radicale è arrivato quando avevo 18 anni. Ero un ragazzo timido ed introverso, concentrato sulla facoltà di Economia e Commercio.
Poi ho fatto un provino per un nuovo programma tv. Per mettermi alla prova, per cimentarmi in una cosa così nuova e diversa da me. Ma sono sempre stato parecchio menefreghista, nel senso che andavo ai casting col minimo interesse nei confronti di questo mondo. Come se fossi dominato da un altro me dentro a cui non interessava questo lavoro. Una sorta di difesa qual’ora mi fosse andata male. Infatti al primo casting sono andato con pizzettino biondo ossigenato. Che poi mi fecero tagliare. Beh fatto sta che servivano 8 personaggi nuovi. Nel 1998 sono salito sulla giostra e non ci sono ancora sceso. La televisione accompagna la mia carriera dagli esordi quindi le sono molto affezionato e per fortuna ho sempre potuto cimentarmi in cose interessanti e stimolanti.
Il fatto è che sono una persona eclettica sempre alla ricerca di nuovi stimoli, nuove prove in cui buttarmi. E fino ad ora la mia carriera mi ha dato un bel po’ di prove, un bel pieno di esperienze. Nel 2001 ho fatto il salto su Italia 1 e poi ho quasi sempre presentato programmi di musica per i giovani.
La radio è arrivata dopo e mentre facevo tv. La radio è magia. Le prime vere esperienze da DJ le ho fatte sui piatti di qualche festa di amici ma era più che altro un modo per bere gratis e divertirmi. Il primo grande salto nella radio con la R maiuscola l’ho fatto nel 2001 quando ho iniziato da RIN.
Io sono curiosissimo. Per me ogni nuova sfida ogni nuovo inizio è un salto verso una nuova esplosione di adrenalina e questa curiosità mi fa essere sempre a mille in quello che faccio, mi permette di fare con piacere ogni cosa. Anche per questo mi sono cimentato anche in cose che non c’entrano nulla con la radio.
Penso ad un provino che ho fatto nel 2003 per una Fiction “Diritto di difesa”.  Mi sono presentato con il massimo del menefreghismo per il semplice fatto che il mondo del cinema mi interessa poco o almeno lo vedo lontano da me e dalle mie prospettive. Per ora poi non si sa mai.
Beh nel cast della fictio erano molti gli attori importanti del calibro di Remo Girone, Laura Chiatti e tanti altri. Io mi sono sentito un pesce fuor d’acqua soprattutto durante le ore d’attesa in cui ti confronti con gli altri. Tutti pieni delle loro esperienze io allibito dalle loro storie perché non ne avevo da raccontare. Insomma un bel po’ lontano dalle mie corde. La radio è un mondo molto più easy, più giovane e più umile.
In ogni caso ho lavorato poi con degli attori che mi hanno aiutato moltissimo a crescere e, come ho detto prima, ogni esperienza serve a temprarmi e a formarmi un percorso artistico il più completo possibile.

In ogni caso poi sono tornato alla musica ed è arrivata l’esperienza televisiva più pazzesca che potessero offrirmi. Dovevo presentare Cd Live da Londra. Vivere lì mi ha rigenerato, Londra è la mia seconda città. Beh il programma era girato in uno studio enorme formato da più palchi sui quali si esibivano diversi artisti contemporaneamente. La regia in questo caso rendeva tutto davvero uno spettacolo, tutto in movimento, tutto in grande. E condurre un movimento tale da una città fantastica mi ha fatto bene. E’ stata una grande soddisfazione. La cosa straordinaria è che  poco prima delle esibizioni gli artisti passavano nella green room. Una piccola stanza verde in cui l’artista viene intervistato dal presentatore e ripreso da pochi cameramen. Insomma una situazione molto intima in una stanza minuscola con solo 5 persone compreso l’artista. Alcuni artisti sono stati  formidabili, ironici amichevoli davvero alla mano. E questo è il massimo . Pink che ti guarda dritto negli occhi e ti dice io adoro gli uomini italiani…sposiamoci! Tu sei lì faccia a faccia con loro e il fatto che siano quasi loro a metterti a tuo agio è davvero unico. Questo ti fa sentire uguale a loro alla pari e ti serve a tenere la situazione sotto controllo , a stabilire un buon feeling anche durante la trasmissione e le loro esibizioni.
In ogni caso la mia carriera è pregna di musica. La faccio anche ma è una cosa slegata al mio nome e alla mia immagine. La faccio per il gusto di farla e divertirmi. Ho messo in piedi una piccola casa di produzione in cui io e qualcun altro ogni tanto ci divertiamo a creare musica con arrangiamenti strumentali ma anche tecnologici. Anche qui mi piace occuparmi di tutto mi piace cimentarmi in mille prove. Dal testo alla musica, mi piace anche imparare continuamente l’uso di nuovi strumenti. Per questo ho anche creato una pagina su Myspace che è completamente slegata dalla mia immagine di DJ.
Comunque credo al musica debba sperimentare. Come per noi che lavoriamo in questo mondo è importante metterci alla prova in avventure sempre nuove anche la musica deve evolversi e cercare il suo campo d’azione in diversi ambiti. Myspace è un veicolo, internet è il veicolo per eccellenza del nuovo millennio con il quale ci si scambia informazioni, ci si vede da due poli opposti del mondo. La radio è approdata in internet, le trasmissioni si possono vedere in diretta o meno, quindi si è sempre osservati in un modo o nell’altro. Ma questa è l’evoluzione che sta dietro a tutto. Tutto ha sempre bisogno di cercare nuove forme di uscita e nuove forme di sviluppo. Anche la radio aveva bisogno di rinnovarsi.

Ma la mia musica quella che mi ha accompagnato da bambino…beh quella non c’è più secondo me. Io sono cresciuto nella generazione anni 80, i miei non mi facevano vedere la tv e io passavo al maggior parte del mio tempo ad ascoltare la radio. Ho vissuto la musica anni 80 nel pieno splendore di questi anni. Per gusti musicali ero molto legato al Rock e a tutto quello che vi girava intorno. Quindi forse era destino che io poi ci lavorassi e che ci stessi così bene. Anche perché stare in radio è veramente terapeutico. Il contatto con i fan è più immediato, non ti puoi permettere di dire una stronzata perché subito ricevi il messaggino che ti riprende o al contrario che ti lusinga se hai detto cose interessanti. Sei parte del pubblico, la tua immagine è meno vincolata al tuo viso e alla tua espressione, hai più libertà. Come se ti mettessi accanto all’ascoltatore non sopra o davanti. Accanto. Per ascoltare la musica insieme a lui.
Quest’esperienza di diretta l’avevo già provata con Cd Live dove il pubblico era a contatto con il presentatore e c’era un interscambio a livello epidermico. Ma sei pur sempre davanti ad una telecamera. Quindi con la radio questa relazione va ad intensificarsi.
Che poi alla fine il rapporto col pubblico e i fan è quello che sta alla base del nostro lavoro, quello che mi ha reso Alvin. Perché ormai non sono più Alberto neanche per i miei amici. Anzi sono loro che mi hanno battezzato Alvin e devo solo ringranziarli!

 

 

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