Io ti svelerò un segreto. Ti piacciono i segreti? Forse ti intimidiscono, non si sa mai cosa rispondono. Cerca nella tua memoria l’aula di una vecchia scuola, il liceo dov’era il tuo insegnante di italiano. La scuola era vecchia con i muri un po’ scrostati, con molti vetri rotti, le immagini di un abbandono. Il tempo è passato inclemente.
Ti ho rivista dopo quarant’anni in televisione e sulla rivista. Ero allora un tuo fan e ogni appuntamento con il programma che tu conducevi mi vedeva seduto in prima fila in una posizione quasi estatica a cercare di capire le parole fluenti e armoniose che fluivano dalla tua bocca. Ero, allora, un ragazzotto particolare con molti interessi, li ho consentiti per mia fortuna, la letteratura, la poesia, la curiosità di sapere le meraviglie del mondo. Il calcio non mi interessa nemmeno ora.
Ti ho riscoperta in un programma ma ti ho riletta anche su una rivista importante, sei ritornata a catturare la mia attenzione. Il tempo ha un po’ velato il tuo viso, appena un po’. La tua voce è come quarant’anni fa, musica che ti porta in un altro mondo dove c’è una regina che si chiama poesia, armonia, dolcezza e saggezza.
Il ragazzotto di allora è ora un uomo fatto, un po’ attempato. Non andare più via Mirella Muriel, ridammi con il tuo viso, con le tue parole, l’incontro con la giovinezza. Ecco chi sono, il professore di letteratura del liceo di quella vecchia scuola che ti ha insegnato ad amare la poesia, la letteratura, la cultura. Sono fiero che tu abbia ascoltato le mie lezioni e attraverso questo abbia imparato a scrivere come scrivi.
Il professore, Rieti
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Gentile professore,
è lei che mi ha fatto un dono. Mi ha riconosciuta dopo quarant’anni di distacco, non voluto ma obbligato dalle vicende della vita.
Lei mi ha riportata a una stagione fiorita di promesse. Ho la gioia intima di confidarle che molte di queste promesse sono state mantenute e animano i miei giorni di fanciulla romantica; si sono avverate soprattutto nell’aver mantenuto con la carta bianca di fogli vergini, la poesia e il desiderio di creare con le mie fantasie, con i miei rapporti, con il mio pubblico, un feeling di fiducia, di abbandono e forse anche con un po’ di ammirazione.
Il pubblico è una parola che non traduce appieno i sentimenti che mi legano a chi mi legge. Quando mi scrivete, chiunque voi siate, qualunque sia la vostra situazione, comunque sono le vicende avvenute durante il vostro percorso della vita. Voi non siete il mio pubblico ma una parte del mio cuore di tutta questa vita e del passato, lei lo sa ora. E ancora lei c’è, il professore che seguiva con interesse la sua alunna che con una specie di affanno, presa da un bisogno impellente e umano scriveva, scriveva. E c’era anche lei, professore, che leggeva, leggeva, e capiva anche le pause, anche quello che non era scritto nel vissuto sofferto da una giovane che amava la letteratura, la poesia, una ragione di vita e di essere.
È anche merito suo se i fogli bianchi non più vergini hanno fatto il giro del mondo e sono entrati nel cuore della mia gente, perché è questo che voi siete. Siete la mia gente che vibra insieme alla mia anima. Grazie, caro e gentile professore, le faccio posto sul divano anche se è un po’ affollato, un po’ stretto.
Mirella