“Liberamente ispirato a una storia vera” chiude il testo nell’aletta di copertina che riassume la vicenda di un amore finito in omicidio dove la vittima è ancora una volta una donna.
Adriana Pannitteri, giornalista di cronaca e conduttrice del tg1, lo sa bene, ogni giorno si scontra con fatti di omicidio etichettati dalla stampa come delitti passionali. Purtroppo si somigliano un po’ tutti tanto da venire bollati con la parola femminicidio.
Cosa spinge l’autrice a mettere nero su bianco un fatto di cronaca in veste di romanzo?
Le risposte sono tre .
La prima è alla fine del libro: “Io, questo libro lo scriverò per me” dice Mariagrazia, la protagonista della storia, suo malgrado coinvolta in un rapporto epistolare con l’omicida, che le scrive ripetutamente lettere di confessione dalla sua cella in carcere.
Mariagrazia, alterego dell’autrice, è giornalista. Antonio è carabiniere, ora incarcerato per omicidio.
La seconda risposta sta nelle inchieste giornalistiche svolte da Adriana negli ospedali psichiatrici di tutta Italia. Indagare profondamente sulla salute mentale degli esseri umani può mostrarti quanto sia flebile il confine tra normalità e pazzia. Anche nell’atto insano di togliere la vita a un altro essere umano. Il dolore è quasi sempre la chiave scatenante del raptus omicida.
La terza è di natura empatica. Adriana ha sempre scritto libri d’inchiesta e saggi nei quali il rigore giornalistico non permette di andare oltre ai fatti. Il romanzo invece le concede la possibilità di “togliersi qualche sassolino dalla scarpa”.
Come può un normale individuo trasformarsi in assassino? Cosa succede nella sua testa? La risposta “è un mostro” ad Adriana non basta.
E’ sconcertante quanto l’autrice, sospendendo il giudizio morale, riesca ad avvicinare il lettore alla storia di un uomo che ha ucciso chi amava. Disturbante, provocatorio, questo romanzo sembra lanciare il monito, impopolare, potrebbe succedere anche a te.
E allora la presa di coscienza del singolo, s’intreccia con fatti di omicidio pubblici, dalla strage di Capaci all’attentato delle Torri Gemelle, passando da finte santone a serial killer a pedofili.
L’urgenza del romanzo è la presa di coscienza che induce a farci carico come individui, come società, come essere umani, delle nostre emozioni, sottovalutate dalle istituzioni indifferenti, dalle scuole, dalla stampa cinica, da ognuno di noi. Il dolore è in prima linea.
Liz
G.A.Z Magazine