SPAGE AGE LIGHTS
Tra estetica lunare e Pop. |
Sono gli anni sessanta, anni di sconvolgimenti sociali e culturali senza precedenti.
E’ il decennio della diffusione della comunicazione di massa, si parla di sesso, droga e rocknroll’, si assiste sbalorditi a quell’allunaggio del ’69 da alcuni ipotizzato solo teatrale, mentre al cinema ci incantano la “Barbarella” di Roger Vadim e “2001 Space Odessy” di Stanley Kubrik.
Agli occhi della new generation appaiono per la prima volta quegli arredi futuribili e quello stile innovativo le cui forme e colori riprendono, affermano e sconvolgono i dettami dei designer della celebre Bauhaus.
Lo stile diviene metro e riflesso di mutamenti sociali e di abitudini che si rinnovano mentre prendono forma idee e progetti per nuovi modi di abitare, un po’ per sfidare la forza di gravità ed un po’ per risolvere il problema degli spazi abitativi sempre più piccoli e ristretti. |
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Nasce l’arredamento dal design progressista e soprattutto nasce la cosidetta “Era Spaziale” o “Space Age” inesauribile fonte di ispirazione del design futurista e modulare.
Le forme rigide, squadrate ed angolari dell’arredamento tradizionale lasciano spazio a forme tonde, morbide e organiche, la plastica trionfa sugli altri materiali per la facilità con la quale consente di generare superfici prive di asperità, lisce, bianche, curvilinee e asettiche e si inizia finalmente a scoprire che razionalità del disegno e comodità d’uso possono coesistere.
E poichè la luce è anello di congiunzione tra spazio e tempo, è con le lampade che la filosofia della Space Age diviene inevitabilmente ancor più esplicita. |
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Nascono lampade che sembrano missili e asteroidi che allo scatto dell’interruttore, svelano tutt’ intorno percezioni fisiche ed emotive.
Ad “Eclipse” di Vico Magistretti prodotta da Artemide, imitazione della luna e delle sue fasi e nuovo oggetto del desiderio e ad altre sessanta lampade progettate e realizzate in questo indimenticabile decennio e provenienti da collezioni internazionali, Triennale Design Museum ha voluto dedicare una mostra, rivolgendo a quegli anni e alla luce che essi hanno inventato, prodotto e rappresentato, uno sguardo nostalgico, sottolineandone il clima di entusiasmo e consapevolezza in cui il design ha saputo dar prova e raccontare la sua e la nostra storia.
G.A.Z vi racconta tutto questo con un piccolo revival iconografico tra modelli di larga diffusione, anonimi e a basso costo, sino a pezzi realizzati da grandi autori e profeti di quest’era del calibro di Joe Colombo, Gino Sarfatti e Giotto Stoppino.
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