Il titolo del libro in lingua originale ri-evoca la celebre canzone di Hugues Aufray “Les crayons de couleur”, che nel 1966 si concludeva con la frase “Dite a tutti i bambini che il colore non fa l’uomo” e, le intenzioni dell’autore di “La felicità ha il colore dei sogni” – Jean-Gabriel Causse - sono altrettanto piene di amore e di speranza e nelle sue duecentottantotto pagine di spumeggiante fantasia produce una favola romantica, semplice e a tratti surreale ma allo stesso tempo plausibilmente reale.
Arthur, fin dalla nascita è la cavia di un angelo custode piuttosto perverso, un angelo che prima lo ha dotato di un talento leggermente sopra la media in tutto e poi, d’improvviso, quel tutto glielo ha tolto, riducendolo ahinoi ad un uomo solo e sfiduciato che annega se stesso, la sua frustrazione e la sua solitudine in litri di etanolo e, come ultima beffa del destino, quell’uomo che un tempo firmava contratti internazionali, si ritrova ad indossare una tuta blu e a supervisionare la produzione di matite colorate della fabbrica Gaston Cluzel.
Charlotte è bellissima, indipendente, e famosa giornalista radiofonica esperta di colori nonostante, cieca dalla nascita, quei colori non li abbia mai visti.
Charlotte è anche la mamma single della piccola Lousie, nata dalla fugace passione esplosa una notte a bordo di un taxi giallo tra lei e Ajay, tassista indiano a New York, ricco rampollo ripudiato e lontano discendente di una famiglia di maharaja.
E poi c’è quella Parigi raccontata come solo i francesi sanno veramente fare, che all’improvviso, insieme al resto del mondo, perde ogni colore, tramutandosi in una veste dai riflessi grigi e tristemente monocromatici.
Nello stesso momento, il taxi giallo di Ajay a New York, gli occhiali verdi sgargianti di Charlotte, le matite colorate prodotte dalla Gaston Cluzel, tutto, improvvisamente diventa grigio, insignificante e monotono.
Ed è proprio in quel mondo incolore che le vite dei protagonisti si intrecciano a tutta una serie di personaggi che per quanto risultino strambi si collocano in una dimensione tanto visionaria quanto realistica.
C’è Lucien, padre di Charlotte, ospite insieme ad altri ottuagenari di una casa di riposo alquanto sui generis, autogestita dagli affittuari che se ne erano impadroniti in forze con una piccola rivoluzione nel maggio del ’68.
C’è Solange, anziana donna che ha trascorso metà della sua vita con i colleghi della Gaston Cluzel per poi vedersi sbattere la porta della pensione e della solitudine in faccia e che senza bisogno di parlare, offrirà ad Arthur la sua accoglienza e senza saperlo la possibilità di risalire la china.
Molto accade ai personaggi nell’insperato tentativo di far ricomparire i colori e di salvare l’umanità dalla tristezza e dalla depressione e molto impareremo di quei colori attraverso le pagine di questo libro che ci racconta con ritmo incalzante e divertente un universo di vite possibili.
Molto ci colpirà di questa fiaba per adulti che ha il solo scopo di farci fermare e cambiare prospettiva, scoprendo un mondo che può essere a colori solo se lo si sa guardare con il cuore, perché, in fondo, come ha detto l’umorista francese Pierre Dac: “Se la materia grigia fosse rosa, la gente non vedrebbe tutto nero.”
Redazione
G.A.Z Magazine